Lazio 
Pronto a essere inaugurato e aperto al pubblico un nuovo settore della Necropoli dell'Osteria, una delle più importanti della città etrusca di Vulci. Col finanziamento della Regione Lazio, è stato realizzato un percorso attrezzato e illuminato che consentirà la piacevole ed emozionante visita di ipogei vulcenti che testimoniano i fasti delle antiche aristocrazie locali. Accanto a importanti monumenti archeologici già noti, come la “Tomba dei Soffitti Intagliati”, sarà finalmente possibile visitare altre importanti testimonianze archeologiche, rinvenute di recente, come la "Tomba della Sfinge" (dalla straordinaria scultura di Sfinge alata, mostro chiamato a proteggere il defunto) e la Tomba delle Mani d’Argento, famosa sepoltura che ha restituito, oltre al ricco corredo di vasellame e ornamenti preziosi, una coppia di mani in lamina di argento e oro, appartenenti a una statua realizzata in diversi materiali preziosi. Ma il percorso attrezzato permette anche un vero e proprio viaggio nel tempo, poiché svela alla vista le più antiche sepolture vulcenti a “fossa profonda” e un settore, oggetto di prossime indagini archeologiche, con “recinti” in pietra per la celebrazione di antichi rituali funerari. Il nuovo percorso, ampliando la fruibilità anche a persone con ridotta capacità motoria e coniugando “l’esperienza della scoperta” con “l’accessibilità dei luoghi della scoperta”, si inserisce tra i punti più qualificanti delle collaborazioni, estremamente positive, in atto tra Soprintendenza, Regione Lazio ed Enti locali per valorizzare il Sistema Città d’Etruria e promuovere l’importante patrimonio culturale della Regione, quale significativo elemento identitario per le comunità locali e fattore di primo piano per uno sviluppo dei territori pienamente compatibile e strettamente correlato al turismo culturale, in forte espansione in tutta Europa.
Dal 17 marzo 2016 è riaperta al pubblico, dopo più di trent’anni, Santa Maria Antiqua, la basilica nel Foro Romano scoperta nel 1900 alle pendici del Palatino. La chiesa conserva sulle sue pareti un patrimonio di pitture unico nel mondo cristiano del primo millennio, databile dal VI al IX secolo. Resta eccezionale testimonianza nello sviluppo della pittura non solo romana, ma di tutto il mondo greco bizantino contemporaneo: l’iconoclastia, infatti, cancellò gran parte delle immagini sacre di quell’epoca. Chiusa dagli anni ottanta per un complesso intervento architettonico proseguito con il restauro delle pitture, alla riapertura della chiesa si accompagna la mostra “Santa Maria Antiqua. Tra Roma e Bisanzio” promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma con Electa. L’esposizione è “mostra” del monumento stesso, perché gravita intorno al ruolo che l’edificio, con i suoi dipinti, ha giocato nell’area del Foro Romano post-classico cristianizzato e al rapporto con la Roma altomedioevale. La casa editrice Electa pubblica il catalogo con saggi che esaminano il contesto topografico - le preesistenze imperiali, le trasformazioni medievali e moderne, la demolizione di Santa Maria Liberatrice, i restauri - con uno straordinario focus sull’architettura e sulle pitture murali dei diversi ambienti. |
Expo Milano 2015  Italia e Israele detengono un patrimonio archeologico di inestimabile valore storico, culturale e sociale, sul quale poggiano le basi della civiltà occidentale. Il tema di Expo 2015 è stato l’alimentazione e i suoi corollari, cioè le più moderne tecnologie legate allo sviluppo dell’agricoltura e dell’irrigazione. Cercare nei panorami culturali italiani e israeliani le tracce più antiche di queste tecnologie è stato l’argomento di questo simposio, che ha legato l’archeologia alla modernità e trovato in Expo la cornice ideale per essere ospitato. Il pomeriggio di mercoledì 7 ottobre è stata illustrata la cooperazione tra il Politecnico di Milano e l’Istituto Shenkar di Tel Aviv al fine di musealizzare l’antica città di San Giovanni d’Acri (Akko), Patrimonio mondiale dell’umanità. Gli esperti italiani e israeliani hanno raccontato in che modo l’agricoltura ha influenzato la formazione di questa cittadella templare e di altri panorami culturali in Italia e in Israele. La giornata dell’8 ottobre è stata invece dedicata all’acqua, bene indispensabile per qualunque sviluppo agricolo e particolarmente prezioso in una terra arida e desertica come Israele, dove i paesaggi sono impreziositi dalle vestigia degli acquedotti romani diffusi in tutta l’area mediterranea fin dall’epoca di Augusto, da costruzioni, ritrovamenti e reperti presenti in gran quantità ovunque. Tutte queste opere sono sorte per soddisfare l’esigenza dello sfruttamento delle acque a fini agricoli e trovano una naturale evoluzione nelle modernissime tecnologie di irrigazione goccia a goccia, vera eccellenza israeliana. Il simposio è stato un importante momento di confronto per far conoscere alle nuove generazioni l’immenso patrimonio culturale archeologico di Italia e di Israele, unite dal Mare Mediterraneo, culla comune delle due civiltà e la cui conoscenza è parte integrante dell’identità culturale dei due popoli ed è indispensabile per creare tra di essi dei legami inscindibili. Gli aspetti e gli esempi da portare sarebbero stati numerosissimi ed è impossibile dare conto di tutte le ricerche in atto. Per questo la Direzione Generale Archeologia, che ha aderito alla proposta di collaborazione dell'Ambasciata d'Israele in Italia, ha scelto di presentare solo alcuni casi di recente approfondimento, anche connessi a iniziative collaterali a Expo, senza poter prescindere da una breve rassegna su quanto è oggetto di studio a Roma stessa. |