Paulilàtino (OR). Restauro del nuraghe Lugherras

Lugherras1
Tipologia bene restaurato
Struttura di fortificazione - Nuraghe
Regione
Sardegna
Provincia
Oristano
Comune
Paulilàtino
Localizzazione specifica
Lugherras
Coordinate geografiche
Lat. 40.097959°; Long. 8.713906°
Istituto-Ufficio competente
Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Cagliari e Oristano
Tipologia intervento
Restauro
Tipologia finanziamento
APQ Beni Culturali Delibera CIPE 20/2004 (Finanziamento del 2007)
Entità finanziamento
Euro 300.000,00
Anno/i campagna/e di restauro
2009-2011
Responsabile scientifico
Alessandro Usai, arch. Elena Romoli
Datazione bene restaurato: DA
Fino al 900 a.C.
Datazione bene restaurato: A
899 a.C. - 200 a.C.

Descrizione

Il nuraghe Lugherras è uno dei numerosissimi, ma non per questo meno importanti, monumenti ciclopici degli altipiani basaltici della Sardegna centro-occidentale. Meno noto del complesso insediativo e santuariale di Santa Cristina, i cui due poli sono caratterizzati da un nuraghe semplice e da un tempio a pozzo di rara fattura, il nuraghe Lugherras si distingue per la mole imponente e per il riutilizzo in età tardo-punica, a cui si devono migliaia di lucerne (da cui il nome) e centinaia di kernophoroi o thymiateria (IV-III sec. a.C.).
La presenza della ricca stipe votiva attirò precocemente i cercatori di tesori, a cui seguì nel 1906 lo scavo archeologico a cura del Soprintendente Antonio Taramelli e del suo assistente geom. Filippo Nissardi.

Il nuraghe Lugherras fu così uno dei primissimi nuraghi esplorati, anche se in modo molto parziale; lo scavo si limitò infatti alle due camere sovrapposte della torre centrale, al cortile, alla camera della torre secondaria antistante e a una piccola parte del settore esterno davanti all’ingresso, mentre rimasero intatte le altre tre torri dell’edificio e tutta la parte esterna e periferica con l’antemurale.
Come e ancor più che nelle migliaia di nuraghi non scavati, l’inarrestabile degrado dovuto ai fattori naturali ed antropici ha avuto effetti devastanti su un monumento riesumato parzialmente con criteri arcaici e senza alcuna manutenzione. Pur in mancanza di un’adeguata documentazione fotografica risalente ai tempi dello scavo o di poco successiva, già intorno al 1980 era evidente l’accumulo di materiale di crollo recente tanto dentro il cortile che davanti all’ingresso esterno. Infatti le strutture del nuraghe, costruite con blocchi ciclopici di basalto, mostrano lesioni ora sparse ora concentrate, costituite da fessure, fratture, perdita di porzioni di blocchi e di zeppe. Tra i diversi fattori di degrado, un ruolo di primo piano spetta alle radici insinuatesi per millenni nelle murature, che hanno provocato spostamenti anche notevoli dei blocchi lapidei e la perdita di numerose zeppe e hanno quindi alterato sensibilmente gli allineamenti orizzontali e verticali.
Dopo un primo intervento-tampone eseguito nel 2001, nel 2006 si verificò il crollo di una parte del paramento interno della camera della torre meridionale, a causa della caduta di un enorme albero cresciuto proprio dentro la muratura. A questo sono seguiti due importanti interventi di consolidamento e restauro, finanziati dalla Regione Autonoma della Sardegna e diretti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari, il primo negli anni 2006-2007 e il secondo negli anni 2010-2011.
Gli interventi si sono posti l’obiettivo di risolvere i problemi statici puntuali più acuti e di prevenire l’aggravamento di dissesti di media entità ma più diffusi, al fine di garantire la conservazione delle strutture e la sicurezza dei visitatori, in vista di un più organico programma di valorizzazione e fruizione.
Oltre alla ricostruzione del paramento murario crollato nel 2006, il consolidamento delle strutture esterne e interne del nuraghe ha avuto luogo attraverso un’opportuna integrazione di diverse tecnologie conservative: dalla ricostituzione della rinzeppatura con riempimento degli interstizi in profondità con pietrame locale di piccole dimensioni alla sigillatura dei giunti con malta di fango e additivi stabilizzanti, dal riallineamento dei blocchi di paramento alla loro rimozione e ricollocazione dopo asportazione delle radici, dal riaccostamento degli spezzoni e incollaggio con resina epossidica all’inserimento di barre in fibra di carbonio ove indispensabile per la stabilità di singoli blocchi o porzioni strutturali.
In particolare nell’ultimo cantiere si è affrontato con decisione il problema del consolidamento della grande lacuna del paramento frontale della torre principale, i cui margini laterali quasi verticali destavano gravissime preoccupazioni di instabilità. Si è operato nel modo meno traumatico, ricomponendo la parte inferiore della lacuna in modo da creare un margine parabolico molto più contenuto; a tal fine sono stati posti in opera conci recuperati dagli accumuli di crollo, selezionati in base alla forma, alle dimensioni, al materiale e al colore delle superfici in modo da armonizzarsi con le strutture originarie.

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Alessandro Usai

Bibliografia

  • A. TARAMELLI, Il nuraghe Lugherras presso Paulilatino, in “MonAL”, XX, 1910, cc. 153-234.