Romans d'Isonzo (GO). Necropoli longobarda

Romans d'Isonzo_Necropoli. La tomba 298/2011
Tipologia bene scavato
Area ad uso funerario - necropoli
Regione / Stato estero
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
Gorizia
Comune
Romans d'Isonzo
Localizzazione specifica
San Zòrs
Istituto-ufficio competente
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli-Venezia Giulia
Tipologia scavo
Conduzione diretta
Concessionario
Archeotest
Tipologia finanziamento
Programma ordinario Ministero BAC, a.a. 2010, cap. 2065/1
Entità finanziamento
Euro 75.000
Anno campagna di scavo
2011
Responsabile di cantiere
Valentina Degrassi (Soc Archeotest)
Responsabile scientifico
Serena Vitri (funzionario archeologo SBA FVG)
Datazione bene scavato: DA
477 d.C. - 1492
Datazione bene scavato: A

Descrizione campagne

Dopo la scoperta, avvenuta nel 1986 in seguito a lavori di edilizia pubblica, sono state attuate nella necropoli di Romans dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia (fino al 2001 Soprintendenza Archeologica e per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici) nove campagne di scavo dirette tra 1986 e 2007 da Franca Maselli Scotti, nel 2011 da Serena Vitri.

Si è trattato sempre di scavi preventivi ad attività edilizia privata, condotti in aree ancora agricole fino agli anni '80 del XX secolo, seguendo l'ampliamento verso sud dell'abitato moderno di Romans (fig. 1).

Fig. 1. Necropoli di Romans d'Isonzo. Delimitazione delle aree indagate dal 1986 al 2011 (rielaborazione e presentazione grafica Massimo Braini; Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia).

I risultati delle prime tre campagne sono state presentati nel 1989 nell'ambito della importante mostra: Longobardi a Romans d'Isonzo. Itinerario attraverso le tombe altomedievali.

Nel catalogo erano stati editi una sessantina di contesti funerari (sui 145 scavati fino al 1988), che sono stati inseriti in categorie distinte sulla base del corredo e della tipologia funeraria: tombe con scudo e armi di offesa; tombe con pettine e coltello, tombe con vasellame ceramico, tombe con profondità superiore al metro alcune delle quali maschili con armi, altre femminili con ricco corredo, altre prive di corredo.

In seguito sono stati trattati singoli aspetti della necropoli, descritti brevemente i risultati delle singole campagne condotte dopo il 1988, presentate scelte di corredi in occasione di mostre sia in Italia che all'estero. La necropoli è stata in anni recenti citata in numerosi lavori d'insieme sia in Italia che soprattutto in ambito germanico.

Gli studi antropologici sono stati sviluppati solo parzialmente dato soprattutto il cattivo stato di conservazione dei resti scheletrici e la conseguente necessità di operare preliminarmente il restauro, alquanto oneroso; le analisi di otto inumati curate da E. Bedini, F. Bartoli, A. Vitiello sono edite nel catalogo delle mostra; Gaspare Baggieri ha in seguito esaminato gli aspetti odontologici di una settantina di individui compresi tra la sepoltura 24 e 214 stabilendo, pur provvisoriamente, sesso ed età e proponendo osservazioni su varie patologie, in particolare sulla carie dentaria.

Nelle ultime campagne (2007, 2011) si è posta invece attenzione agli aspetti deposizionali e postdeposizionali in particolare al rituale funerario ed alle evidenze tafonomiche.

Attualmente, cioè dopo l'ultima campagna conclusa nel maggio 2011, le tombe ammontano a 334.

Risulta attualmente definito il limite occidentale delle necropoli ma non raggiunto interamente: è stato individuato un tratto del limite meridionale ed individuato, ma non raggiunto interamente, quello settentrionale, mentre risultano ormai difficilmente esplorabili alcuni spazi interni posti nei pressi degli edifici attuali. Possiamo supporre che almeno 100 sepolture siano ancora conservate in situ; è stata programmata una nuova indagine per il 2012.

La stratigrafia è sostanzialmente omogenea in tutta l'area esplorata : le tombe sono scavate nel suolo bruno rossastro fin nel substrato a ghiaia; il piano di apertura non è mai conservato per la presenza di uno spesso strato di limo alluvionale spesso fino a 50 cm, rielaborato da lavori agricoli; per il tipo di terreno assai drenato sono presenti solo labili tracce delle sostanze organiche, fatta eccezione per i frammenti di tessuto conservati aderenti agli oggetti di ferro.

Le tombe sono poste in righe abbastanza regolari che sembrano scompaginarsi soprattutto nelle aree marginali (in particolare meridionale e settentrionale), dove sono presenti prevalentemente tombe più tarde; sono inoltre presenti in singole zone sovrapposizioni di sepolture. Il defunto è posto quasi esclusivamente con il capo ad occidente tranne che in alcuni casi particolari; le tombe più ricche e più antiche, per lo più inserite nelle righe centrali, sono scavate a maggior profondità, hanno per lo più pianta rettangolare ed in alcuni casi recano i resti di pali angolari, indizio della presenza delle cosiddette case funerarie.

E' accertato che le tombe più antiche vanno attribuite all'epoca dell'immigrazione, subito dopo quindi il 568; la necropoli è in uso sicuramente fin nel VII sec. d.C.; la datazione delle tombe più recenti per lo più con corredo ridotto o costituito solo da ceramica oscilla attualmente tra tardo VII e inizi VIII sec. d.C.

Nel 2011 gli scavi, eseguiti dalla Società Archeotest , hanno interessato un'area, da liberalizzare in quanto posta in una proprietà privata, posta a SO delle zone scavate nelle precedenti campagne; sono state scavate 38 sepolture (fig. 2), di cui sono state esaminate con particolare attenzione le modalità funerarie e gli esiti del degrado delle presumibili strutture interne e di copertura.

Fig. 2. Necropoli di Romans d'Isonzo. La tomba 298/2011

Nella zona esaminata era mantenuta la disposizione a righe, ben evidente in altri settori della necropoli, ma si osservavano anche casi di sovrapposizioni e di deposizioni multiple da attribuire a gruppi familiari, attestate anche in altre zone marginali del cimitero. Poche le sepolture ricche e deposte a notevole profondità; prevalevano i corredi con pettine e coltello e/o singoli elementi dell'abbigliamento (per lo più fibbie); abbastanza numerose le tombe con recipiente ceramico spezzato deposto accanto al capo, attribuibili alla fase finale del sepolcreto. Numerose le deposizioni attribuibili a individui infantili o giovani.

Una sola sepoltura, di profondità superiore ad un metro, era di una certa ricchezza: si trattava di una tomba di bambina di età inferiore ai 10 anni, con corredo (fig. 3) costituito da ago crinale d'argento, due collane comprendenti vaghi di vetro e d'ambra, cintura di tipo tradizonale pannonico, fibula a staffa del tipo Bierbauer 2, molto usurata e con restauro antico, databile al secondo terzo del VI sec. d.C., che permette di attribuire l'inumata alla prima generazione immigrata.

Fig. 3. Necropoli di Romans d'Isonzo. Corredo di oggetti personali della tomba 327/2011 (poco dopo il 568 d.C.).

Per quanto attiene il tessuto della necropoli e quindi gli aspetti relativi all'evoluzione dell'organizzazione sociale della fara cui va probabilmente attribuita, nuovi elementi stanno emergendo dalla analisi della pianta ricomposta interamente solo nel 2011. Dati significativi provengono inoltre dallo studio dei materiali organici, curati da Mauro Rottoli del Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como, attualmente in corso.

Serena Vitri

Bibliografia / Cartografia

  • G. Baggieri (cur.), Prime osservazioni sulle dentature degli inumati della necropoli di Romans d'Isonzo. Cenni di morfologia generale, [s.l] 2006.
  • G. Baggieri (cur.), Romans d'Isonzo, Osso umano al SEM, Romans d'Isonzo (GO) 2010.
  • E. Bedini, F. Bartoli, A. Vitiello, I resti scheletrici umani, in Longobardi a Romans 1989, pp. 125-134.
  • V. Bierbrauer, Die Langobarden in Italien aus archäologischer Sicht, in Langobarden 2008, pp. 109-151.
  • L. Bosio, Dai Romani ai Longobardi: vie di comunicazione e paesaggio agrario, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta, 1, Roma 1992, pp. 175-208.
  • A. Giovannini, Corredo di tomba longobarda, in Restauri e ritrovamenti ‘87-’89, Udine 1990, pp. 51-66.
  • A. Giovannini, Romans d'Isonzo- scavi 1991, in AquilNost, 63, 1992, cc. 193-194.
  • A. Giovannini, Romans d'Isonzo. Necropoli altomedievale, in AquilNost, 64, 1993, cc. 351-354.
  • A. Giovannini, La necropoli altomedievale di Romans d’Isonzo. Cenni sulle tombe con armi, in Paolo Diacono 2001, pp. 595- 654.
  • A. Giovannini, Romans d’Isonzo. Scavo 2004, in AquilNost, 75, 2004, pp. 632-638.
  • A. Giovannini, Romans d'Isonzo in Langobarden 2008, pp. 359-361.
  • Die Langobarden. Das Ende der Völkerwanderung, Katalog zur Ausstellung im Rheinischen LandesMuseum Bonn, 22.8.2008-11.1.2009, Bonn 2008.
  • F. Maselli Scotti (a cura di), Longobardi a Romans d’Isonzo. Itinerario attraverso le tombe altomedievali, Catalogo della mostra, Romans d'Isonzo 1989, Feletto Umberto (UD).
  • F. Maselli Scotti, Romans d’Isonzo (Gorizia). Notarella sui corredi con ceramica comune dalla necropoli altomedioevale, in «Forum Iulii», 34, 2010, pp. 71-80.
  • F. Maselli Scotti, A. Giovannini, Sepolcreto altomedievale, in AquilNost, 60, 1989, cc. 337-339.
  • F. Maselli Scotti, F. Cavalli, V. De Grassi, Romans d'Isonzo (GO). Necropoli altomedievale, in «Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia», 2, 2007, pp. 93-98.
  • G.C. Menis (cur.), I Longobardi, Catalogo della mostra, Villa Manin di Passariano (Codroipo)-Palazzo dei Provveditori (Cividale del Friuli), 2 giugno-30 settembre 1990, Milano 1990.
  • Paolo Diacono e il Friuli altomedievale (secc. VI- X), Atti del XIV Congresso Internazionale di Studi sull’Alto Medioevo (Cividale del Friuli-Bottenicco di Moimacco, 24-29 settembre 1999), CISAM Spoleto, Spoleto 2001.