Palombara Sabina (RM). Villa romana in loc. Formello (1)

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Tipologia bene scavato
Insediamento - Villa
Regione / Stato estero
Lazio
Provincia
Roma
Comune
Palombara Sabina
Localizzazione specifica
Formello/Formelluccio, S. Martino o Villa S. Lucia (pendici di Monte Gennaro)
Istituto-ufficio competente
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Tipologia scavo
Conduzione diretta
Tipologia finanziamento
Fondi MiBAC
Entità finanziamento
Euro 200.000,00
Anno campagna di scavo
2009-2011
Responsabile di cantiere
Zaccaria Mari
Responsabile scientifico
Zaccaria Mari
Datazione bene scavato: DA
199 a.C. - 476 d.C.
Datazione bene scavato: A
477 d.C. - 1492

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Palombara Sabina (RM). Villa romana in loc. Formello (2)

Descrizione campagne

Nel 2009-2011, dopo limitati interventi del 1987-89, sono proseguiti gli scavi nella villa ove furono occasionalmente rinvenute nel 1986 una statua di Eirene e una di divinità maschile, oggi esposte nel "Museo territoriale della Sabina" (Castello Savelli) a Palombara. È stata portata alla luce l'ampia piattaforma (basis villae) sorretta a valle da un imponente terrazzamento (lungh. m 76, alt. 4) in blocchi calcarei bugnati con il lato corto meridionale ad angolo retto e quello settentrionale formante un angolo ottuso. La platea è occupata a S dall’edificio residenziale e a N da un peristilio racchiudente un giardino.

Formello: Planimetria dell'area di scavo

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Sull’avancorpo formato dal terrazzamento si trovava un padiglione (diaeta) con affaccio panoramico verso Palombara e i monti Cornicolani. Il giardino o viridarium era racchiuso su tre lati da portici rettilinei e concluso sul fondo, di fronte alla domus, da un’esedra curvilinea (corda m 19), anch’essa porticata e con una costruzione quadrangolare al centro.

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Le colonne (conservate solo nella parte inferiore), impostate su un gradino di travertino, sono in mattoni con scanalature in stucco.

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Nell’esedra è stato rinvenuto un pavimento musivo bianco-nero decorato a lacunari prospettici, nel cubicolo con alcova lungo il portico E uno con il motivo del ‘tappeto’.

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Accanto al cubicolo sono le terme (attualmente in fase di scavo), nelle quali spicca il laconicum ovvero una sala rotonda con nicchie semicircolari per il bagno di sudore.

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Nel portico opposto all’esedra si trova un fine mosaico bianco ornato con 'punteggiato' di grandi tessere nere. Dietro il portico sono stati scavati il tablinum, in posizione centrale, con elegante pavimento musivo a 'nido d’api', e due vani laterali (forse triclini o cubicoli) a mosaico bianco. Nel retro si sviluppa un compatto gruppo di ambienti (ancora da esplorare), fra cui una grande stanza interpretabile come triclinio per gli ospiti o sala di rappresentanza. Emerge quindi lo schema tradizionale della casa romano-italica con la successione, sull’asse centrale, di tablinum, atrium e peristylium.

Verso NE la villa è raggiunta obliquamente dal deverticulum di accesso (v. fig. precedente), che, affiancato da sepolcreti, si stacca, a quota superiore, da una via publica diretta alla Salaria. Presenta un lastricato largo solo m 2,75 ed è protetto a monte da un muro in opera poligonale. Prosegue fino all’esedra, quindi corre lungo il lato obliquo del terrazzamento, ove si collega a una via che sale dal fondovalle.

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La costruzione della villa è agevolmente collocabile, in base al poligonale bugnato del terrazzamento, all’opus quasi reticulatum degli ambienti e al repertorio decorativo dei mosaici (tipico del periodo tardo-sillano/proto-augusto) e ai frammenti pittorici (dai portici e dall’esedra), intorno al 50 a.C. La frequentazione, particolarmente intensa nei secoli centrali dell’Impero, si prolungò fino al IV-V secolo.

Lo scavo ha anche gettato luce sulla fase di radicale spoliazione della villa verificatasi forse già in epoca tarda o post-antica a danno dei rivestimenti in marmo. Ad essa seguì, probabilmente nei primi secoli dell’Alto Medioevo, l’impianto di povere tombe (realizzate con tegole e altro materiale di spoglio) fra l’esedra e le terme.

Le due statue, rinvenute non in situ, erano verosimilmente poste nell’edificio al centro dell’esedra, nel quale è da riconoscere un sacello. L’Eirene è priva del Ploutos e degli arti superiori, ma nello scavo in corso sono stati rinvenuti il braccio destro e la mano.

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Il valore simbolico della statua della Pace, le cui repliche dall’originale (370 a.C.) di Kephisodotos furono utilizzate per divulgare temi cari alla propaganda imperiale, e la statua maschile (Zeus?), entrambe databili al II-I sec. a.C. e collocate nella villa sin dall’inizio, rimandano a un ignoto proprietario di alto rango, che solo il fortunato rinvenimento di un’iscrizione potrebbe rivelare.

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Tipologicamente la villa si qualifica come residenza di otium, tuttavia già agli inizi del I secolo, forse a seguito di un cambiamento di proprietà, si affiancò un uso redditizio, come dimostrano le strutture idrauliche addossate al terrazzamento e legate alle esigenze del sottostante fondo agricolo.

Nell’area del giardino è stata recuperata una buona copia in marmo bianco del c.d. Pseudo-Seneca (in realtà un poeta, variamente identificato con un greco o un latino), databile al periodo tardo-repubblicano/augusteo, chiaramente riconoscibile per i caratteri fisionomici dell’avanzata vecchiaia e le ciocche scomposte ricadenti sulla fronte.

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Infine è da segnalare un’interessante testimonianza del riuso moderno dell’area: una cappellina dipinta con altare, risalente al XVII-XVIII secolo, impiantata sul lastricato del diverticolo, da mettere forse in relazione con il locale toponimo S. Martino.

Zaccaria Mari

 

Bibliografia / Cartografia

  • Z. Mari, M. Sperandio, Il rinvenimento di due statue marmoree nella villa romana di Formello presso Palombara Sabina, in Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d'Arte 60, 1987, pp. 7-28
  • N. Agnoli, L'Eirene di Kephisodotos nella replica di Palombara Sabina, in Xenia Antiqua 7, 1998, pp. 5-24
  • M.R. Sanzi Di Mino, Statua di divinità maschile dalla villa romana in località Formello (Palombara Sabina - Roma), in G. Ghini, Z. Mari (a cura di), Lazio e Sabina 5, Scoperte scavi e ricerche, Roma 2009, pp. 49-57
  • Z. Mari, Il Museo territoriale della Sabina, in Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d'Arte 81, 2, 2008, pp. 230-235

Sulle prime campagne di scavo (1987-89):

  • G. Alvino, Palombara Sabina: villa romana in località Villa S. Lucia, in Archeologia Laziale 10, 2, 1990, pp. 330-333

Sugli scavi in corso:

  • Z. Mari, Risultati della prima campagna di scavo nella villa romana in località Formello a Palombara Sabina (Roma), in G. Ghini, (cur.), Lazio e Sabina 7, Atti del Convegno "Settimo Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina (Roma 9-11 marzo 2010)", Roma 2011, pp. 83-94

Cartografia:

  • F. 144, Palombara Sabina, II, S.O.