Splendori dal Medioevo. L'abbazia di San Vincenzo al Volturno al tempo di Carlo Magno

San Vincenzo Al Volturno: affresco con santo evangelista
Genere
Topografico
Data inizio
22/01/2012
Data fine
04/11/2012
Luogo
Venafro
Sede
Museo Archeologico

Curatori

Alfonsina Russo, Paola Quaranta - Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise

Progetto scientifico

A distanza di oltre un trentennio dall'avvio delle indagini archeologiche sistematiche a San Vincenzo al Volturno (Isernia), che hanno riportato alla luce un complesso monastico alto-medievale fra i più importanti d'Europa, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise ha ritenuto particolarmente opportuno illustrare, in una mostra nel Museo Archeologico di Venafro (collocato nell'edificio del Complesso Conventuale di Santa Chiara), l'arte, la vita e gli elevati valori spirituali che attraverso il cenobio benedettino si sono diffusi nel Medioevo in vasti territori dell'Italia centro-meridionale. Si è voluta fissare l'inaugurazione, in modo simbolico, il 22 gennaio 2012 data coincidente con la festività di San Vincenzo martire di Saragozza.
La mostra si articola in sei sezioni nelle quali viene ripercorso il cammino storico dell'Abbazia attraverso i reperti e le fonti storiche, iniziando dalle fasi più antiche (La fondazione del monastero e il luogo sacro), che ha tra i reperti più importanti l'altare affrescato di tardo VIII secolo proveniente dalla Chiesa Sud (San Vincenzo Minore). Esposto per la prima volta in assoluto, in occasione della mostra, è decorato sul lato frontale con piccole croci e rosette a brillanti colori, che fiancheggiano la fenestella confessionis e, sul lato posteriore, con una grande croce gemmata, dischi multicolori sui lati minori. Si prosegue con La rinascita carolingia (la fabbrica monumentale-San Vincenzo Maggiore, che presenta l'abbazia al massimo del suo splendore: già celebre in età longobarda, il monastero di San Vincenzo, alla fine dell'VIII secolo, si trovò al confine delle terre italiane conquistate da Carlo Magno e, in virtù di ciò, venne incluso dal sovrano franco nel novero delle abbazie direttamente poste sotto la sua protezione.
Tra i suoi abati, spicca Autperto, franco di origine, ricordato di recente anche da Sua Santità Papa Benedetto XVI per le sue opere, come  il trattato ascetico Conflictus vitiorum et virtutum ("Conflitto tra i vizi e le virtù") e il commento, in dieci libri, all'Apocalisse, redatto prima del 767, quindi in un periodo antecedente alla sua elezione ad abate di San Vincenzo.
Durante il IX secolo il monastero raggiunge la sua massima espansione: gli abati Giosué, Talarico ed Epifanio trasformano il cenobio in una vera e propria città monastica avviando imponenti progetti di costruzione. L'abate Giosuè (792-817) che, secondo il Chronicon Vulturnense (XII secolo d.C.), era imparentato con la famiglia regnante carolingia, trasformò San Vincenzo in uno dei più grandi monasteri d'Europa. Le ingenti risorse economiche a disposizione accrebbero lo splendore dell'abbazia, che giunse ad annoverare, a metà del IX secolo, ben nove chiese, tra cui la basilica maior, una colossale costruzione di oltre sessanta metri di lunghezza e quasi trenta di larghezza, con trenta colonne di granito egizio, in grado di gareggiare con le più splendide chiese abbaziali dell'Europa carolingia. Sotto molti aspetti la planimetria dell'edificio era anticipatrice di quella della chiesa abbaziale costruita nell'XI secolo a Montecassino dall'abate Desiderio.Di questa fase verranno esposte le vetrate multicolori, le suppellettili  in vetro di cui si illustreranno le tecniche di produzione anche attraverso l'ausilio delle immagini tratte dall'opera enciclopedica De Universo di Rabano Mauro (inizi IX secolo), conservata nell'Abbazia di Montecassino, in cui il vetro è considerato simbolo della purezza celeste.
Degli splendidi affreschi originali sarà esposta la sequenza dei profeti, dei santi, tra cui -per la prima volta- l'incredulità di San Tommaso-, oltre alla sequenza degli abati. Si prosegue con l'illustrazione dei modelli pittorici e delle scuole di provenienza degli artisti, con le sculture - tra le quali spicca una serie di capitelli a stampella il cui motivo decorativo è denominato a "reticolo stellato" -, e con i pavimenti in opus sectile. L'epilogo: dopo il saccheggio dell'abbazia da parte di predoni arabi nell'881, la comunità dei monaci fu costretta a trasferirsi ma alla fine del X secolo il monastero ebbe una fase di rinascita, con la ricostruzione della basilica maggiore e il recupero di altri edifici del grande chiostro carolingio. Alla fine dell'XI secolo però, di fronte alla comparsa dei Normanni, la comunità decise di trasferirsi a poche centinaia di metri di distanza, sulla riva opposta del Volturno, per edificare un monastero interamente nuovo e fortificato.
Si conclude con la VI sezione: La presenza araba a Venafro  e in Molise tra IX e X secolo. Il gioco degli scacchi e la simbologia, che approfondisce la fase tra IX e XI secolo nel territorio dell'Alto Volturno. Testimonianza significativa del periodo sono gli scacchi rinvenuti nel 1932 in una sepoltura di Venafro. Saranno esposti per la prima volta in Molise, prestati per l'occasione dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

 

Orario

Feriale: 09,00 - 19,00

Festivo: 14,30 - 19,30

Chiuso Lunedì

Biglietti

€ 2,00 biglietto intero
€ 1,00 biglietto ridotto

Contatti

Indirizzo

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86079 VENAFRO (IS)

Telefono

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